Questa chiesa, edificata nel 1200, è stata protagonista di molte vicende edilizie. Ha sempre fatto parte della diocesi di Campobasso. Fu ricostruita dopo il terremoto del 1805 su progetto di Berardino Musenga. Fu aperta al culto nel 1818.
La facciata è di stile neoclassico, con quattro massicce colonne tuscaniche e tre portali, d’ingresso alle tre navate. L’interno è a pianta basilicale, senza transetto, con paraste e colonne ioniche. Molto bello l’altare maggiore. Conserva dipinti del ’600 e ’700 napoletano. Due dipinti di Francesco Inghingolo (1669): (Strage degli Innocenti) e (Adorazione dei Magi). Conserva altresì tele settecentesche, tra cui l’Assunta di Ippolito Borghese, la Deposizione di Cristo del pittore napoletano Giovan Battista Caracciolo e la Pietà di Battistello Caracciolo. Ecce Homo di pittore caravaggesco napoletano. Sempre di scuola napoletana: Immacolata Concezione e San Francesco di Paola. Con l’obolo degli emigrati la chiesa è stata abbellita da dipinti di Amedeo Trivisonno (1949): Cristo, Eterno Padre, S. Michele, Cristo Crocifisso, Ultima Cena, Assunzione della Beata Vergine, Ascensione di Cristo. L’Ultima Cena: sopra la quinta, che fa da sfondo, si vede il cielo con uccelli svolazzanti, e qui l’artista vuole alludere a ciò che sarà dopo la morte e risurrezione di Cristo, cioè alla crescita rigogliosa della cristianità fondata sull’amore tra gli uomini. Il Cristo, assorto con lo sguardo in alto, reca nella mano sinistra il pane ed ha la destra rivolta in avanti. Lateralmente due apostoli sono in piedi, mentre gli altri, dalle più varie espressioni, cercano di capire dallo sguardo del Maestro il tormento del suo animo. Cristo e gli apostoli hanno l’aureola, tranne Giuda.
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