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Tra tutti i comuni della regione Molise, Colletorto rimane certamente uno dei più recenti; questo perché non si hanno documenti che ne testimonino l’esistenza anteriormente al XIII secolo.
Non compare, infatti, il nome del paese nelle bolle papali risalenti al 1181 e 1254, queste erano inerenti alla diocesi di Larino di cui Colletorto ha fatto sempre parte.
Nel 1320, invece, il borgo appare nei registri angioini con il nome di “Collis Tortus”, questa è l’identificazione più antica che si conosce del paese.
La scelta di questo nome appare chiara se si visita il paese attuale.
Radicata è la convinzione, non sostenuta da documenti storici, che il paese fu fondato a seguito di un forte terremoto che distrusse gli antichi casali, tra cui, il più importante quello di Laureto, che sorgeva dove oggi è situata la Cappella di Santa Maria di Loreto.
Come tutti i paesi della zona, anche Colletorto ha dovuto subire per vari secoli dominazioni feudali. Anteriormente a questo periodo non si hanno testimonianze precise, la prima è risalente al 1444 quando il feudo apparteneva a Marchetto da Cotignola.
Vi sarebbero alcuni documenti che riuscirebbero a dimostrare la parentela di costui con Giacomo Attendolo, capostipite della famosa dinastia degli Sforza, ma nella storia dinastica non vi è neppure un accenno a Marchetto da Cotignola.
In ogni modo, nella dinastia del feudo successe la famiglia Boccapianola dal 1450 fino al 1528.
Questa nobile famiglia, d’origine normanna, era già ascritta al patriziato nel Seggio di Capuana nei tempi svevi, ed aveva partecipato alla spedizione di Roma fatta nel 1260 da Re Manfredi.
La famiglia Baccapianola si può comunque considerare napoletana a tutti gli effetti vista la sua lunga permanenza nella città partenopea.
Anche se la dinastia si divise in tre rami, quello che interessa Colletorto, come a Bonefro, prende origine da Tommaso, il cui figlio secondogenito Pietro visse intorno al 1450.
Già ai suoi tempi il simbolo famigliare era uno scudo ornato dal rosso, dall’oro e dall’azzurro.
Successe a Pietro suo nipote Giuliano il quale sposò Lucia Caracciolo da cui ebbe due figli: Francesco e Nicolantonio.
Il primogenito Francesco, dopo aver ereditato il trono, se ne vide privare nel 1528 per aver sostenuto i francesi contro l’imperatore Carlo V. Pochi anni dopo il feudo tornò alla famiglia essendo assegnato al figlio di Nicolantonio, Pirro Boccapianola.
Quest’ultimo lo vendette a Giovannantonio Capace con il patto del “retrovendendo”, in altre parole alla sua morte il feudo sarebbe dovuto tornare al venditore.
Per questo dopo alcuni anni si trova Lucio Boccapianola come feudatario del paese.
Colletorto venne, in seguito, venduta a Carlo Gambacorta nel cui casato rimase dal 1578 al 1701 intrecciando la sua storia con Macchia Valfortore.
Dopo essere stata affidata al demanio (complesso dei beni dello stato e degli enti pubblici) dal 1701 al 1704, Colletorto fu acquistato da Bartolomeo Rota.
Questi era una figura alquanto eminente poiché godeva dell’appoggio dei Visconti e perché fu nominato, nel 1734 da Carlo III, membro della “Giunta di Commercio”.
Dal 1718 divenne anche barone di S. Giuliano di Puglia. Alla sua morte, nel 1762, Colletorto passò, assieme a S. Giuliano, a Francesco Saverio Pignatelli principe di Racle; costui ebbe il borgo fino alla fine della feudalità.

 
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