Storicamente è certo che, nei tempi addietro, esistevano, nell’attuale territorio comunale, degli agglomerati abitativi, risalenti alcuni all’epoca dei romani. Ne sono testimonianza ritrovamenti di monete, sepolture e resti di mura d’età romana, nonché ruderi e notizie di fonte ecclesiastica riguardanti i borghi: Chiusano, Salandra e Vipera. La stessa origine del centro abitato di Gambatesa va collocata in epoca anteriore all’invasione longobarda. Tuttavia l’indagine storica ha preso avvio finora dal periodo in cui il paese assunse il nome di Gambatesa. La parte fondamentale della storia di Gambatesa ha inizio nel sec. XIII sappiamo che nel 1284 signore di Gambatesa era Riccardo di Pietravalle e che questo feudo fu sotto la giurisdizione dei suoi discendenti per tutto il XIV secolo fino al 1399, quando Pietropaolo di Pietravalle, uno dei successori di Riccardo, fu destituito dall’incarico a favore di Luigi Galluccio. Dal matrimonio tra Sibilia, figlia di Riccardo, e Giovanni Monforte, è nato il ceppo cui appartenne anche il famoso conte di Campobasso Nicola Monforte. In seguito divenne proprietà della famiglia di Andrea di Capua, per poi passare nelle mani della casata Lombardo. Dopo i Lombardo fu la volta dei Mendozza; dopo una serie di testamenti e compravendite il feudo si trovò nei possessi della famiglia Ceva Grimaldi fino all’abolizione della feudalità. Prima dell’eversione della feudalità, Gambatesa si schierò nel 1799 tra le fila di coloro che combatterono per la Repubblica Partenopea e a causa di questa scelta coraggiosa subì crudeli violenze da parte dei Borboni. Da allora ebbe una storia tranquilla, interrotta solo dalla rivolta dei suoi abitanti per il gravare delle imposte nel 1891. Dopo la seconda guerra mondiale Gambatesa si è via via sviluppata ed ha avuto un notevole incremento edilizio; oggi è un accogliente centro di duemila abitanti prevalentemente agricolo, ma con potenziali proiezioni verso l’artigianato e l’industria.
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