Portocannone, la cui popolazione ha origini albanesi, non è nata con gli albanesi. Essa, infatti, esisteva già in epoca medievale, molto prima che arrivassero i nuovi coloni. Fu fondata dai popoli latini nel 1046 nella località denominata “Castelli”, nei pressi dell’attuale cimitero comunale. Il nome attuale del Comune di Portocannone, detto “Portacandesium” in un diploma del 1137, ed in proseguo “Portocandora” e “Portacanduni”, non offre campo a serie indagini per rintracciarne l’etimo. Il “Porto” ha sicuramente significato di luogo di affluenza e di asilo, mentre il “candesium” dei tempi successivi non può essere altro che una qualifica topografica (zona rustica). Il paese fu fondato nel XII secolo ed appartenne alla diocesi di Larino. La Portocannone latina ebbe fine nel 1456, quando un violento terremoto la rase al suolo. Nello stesso periodo iniziarono le migrazioni albanesi: la prima ebbe luogo nel 1461, quando re Ferdinando I d’Aragona, per vincere la fazione angioina contro cui era in guerra, ottenne l’aiuto delle milizie di Giorgio Castriota Skanderbeg, l’eroe nazionale albanese. Con le altre migrazioni, successive alla morte dell’eroe e all’invasione dei Turchi, molti albanesi varcarono l’Adriatico, certi di ottenere la protezione del regno di Napoli, in virtù dei benefici che il principe Skanderbeg aveva reso alla corona d’Aragona. Vennero così ripopolati i paesi distrutti dal terremoto ed iniziò la rifondazione di Portocannone, con la ricostruzione addirittura delle mura di recinzione del paese.
|