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L’origine di Tavenna è relativamente recente, infatti, non si hanno notizie del paese anteriori al XIV secolo.
Sembra che questo comune abbia avuto origine essenzialmente grazie agli slavi immigrati nel periodo aragonese da Mafalda, S. Biase, S. Felice ed Acquaviva. Quest’origine risulta evidente leggendo i documenti del censimento del 1861, in questa data a Tavenna vi erano sessanta anziani slavi che non conoscevano per nulla l’italiano.
Si sa inoltre che nel 1608 il paese era chiamato “Casal Taverna”, nei registri parrocchiali del 1656 era invece “Casale di Tabenna”, infine nell’idioma slavo il suo nome è “Tàvela”.
Non si hanno notizie di Tavenna anteriori al 1354 e da questa data, fino alla fine della feudalità, il paese ebbe gli stessi intestatari di Palata.
Tavenna fu concessa, dal demanio, in feudo alla famiglia Ionata che conservò il comune fino al 1506.
Dopo questo periodo la famiglia si trasferì ad Agnone, i feudatari degli Ionata a Tavenna si conoscono, però, solo dal 1469.
In quest’anno Nicola Ionata ebbe in mano il feudo che lasciò in eredità al figlio Girolamo il quale lo conservò fino alla morte nel 1506.
L’ultimo erede fu Ottavio che, come detto, lasciò Tavenna nel 1506.
Il feudo passò in mano a Giovanni Orsini che, in ogni modo, si vide confiscati tutti i beni dal viceré di Napoli Filiberto di Challons.
Quest’ultimo divise in due parti il feudo dandone una a Clemente d’Isacar e l’altra ad Alvaro di Brancamonte.
Nella prima metà del XVII secolo, però, Tavenna cambiò nuovamente intestatario divenendo di Francesco Toraldo.
Questi nel 1646 divenne duca di Palata, ma dopo pochi anni vendette il feudo. Non si conoscono gli intestatari fino al 1699 quando Tavenna passò in mano alla famiglia Azlor Pallavicino Zapata dei duchi di Villa hermosa,questa apparteneva alla nobiltà iberica e conservò il borgo fino al 1806.
In questo periodo, precisamente nel 1749, nacque da Nicola ed Elisabetta Musacchio un abate chiamato Pietrabbondio Drusco.
Costui rimane importante perché il suo libro “Anarchia popolare di Napoli” ci da molte informazioni sulla storia della Repubblica Partenopea.
Questo testo venne scoperto e pubblicato solo alla fine dell’ottocento grazie al sig. Michele Arcella.

 
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