Giovanni nacque a Tufara nel 1084. Dopo essersi accorto di essere un peso per la sua famiglia, nel 1103 decise di trasferirsi a Parigi. Giovanni scelse questa città perchè era rimasto attratto dalla sua cultura e dal fascino delle sue università. Dopo aver conosciuto e frequentato colti e letterari ritornò in Italia, sostando sul Gargano, in Puglia, e solo in un secondo momento ritornò a Tufara. Purtroppo i suoi genitori era morti per cui decise di abbandonare nuovamente il paese per recarsi nel Monastero di S. Onofrio, sito presso il paese S. Marco dei Cavoti (BN) e retto dal priore Golfredo, dove visse per tre anni. Giovanni però non soddisfatto del suo stile di vita decise di allontanarsi in un luogo appartato dove si edificò una celletta dove tra digiuni e penitenze visse ben 46 anni. Il suo animo onesto e candido convinse il Conte Odoaldo, signore di Foiano (BN), a donargli la chiesa e la casa di S. Firmiano, dove avrebbe potuto accogliere tutti coloro che amavano il suo stile di vita. Sfortunatamente però il posto non era fornito di acqua per cui Giovammi emigrò presso l’Altopiano di Mazzocco, ove nel 1156 inizò la fondazione dell'Abbazia del Gualdo Mazzocca. Fu proprio qui che morì nel 1170. Il 28 agosto del 1221, i cittadini di tufara, avvisati della canonizzazione del concittadino, raggiunsero il monastero per ricevere dai vescovi un braccio del Santo. La reliquia fu portata in processione fino a Tufara nonchè fu nominato patrono del paese. San Giovanni Eremita viene festeggiato ben tre volte nell’anno: il 24 giugno in occasione del suo onomastico, il 28 agosto in memoria dell’arrivo della reliquia e il 14 novembre nell’anniversario del glorioso transito. Durante le nove sere che precedono la festa viene dato inizio alla novena. Il 28 agosto in mattinata dopo la Santa Messa la reliquia del Santo viene dapprima rivestita con un talare ricamato in oro e poi portata in processione per le strade del paese. Il 14 Novembre viene ricordato il giorno della sua morte ed ogni anno per devozione vengono distribuite “le panelle” che vengono consumate a digiuno e dopo aver recitato il Padre Nostro.
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