Isernia ha una storia alle spalle antichissima; circa un milione di anni a.C. vi dimorava l’Homo Aeserniensis. Il territorio è stato segnato dalla civiltà dei Sanniti Pentri, grande e fiero popolo che a lungo si oppose alla dominazione romana, soccombendo soltanto in seguito alla crisi determinata dalle guerre sociali. Si formò così la regione romana del Samnium della cui identità culturale ne sono testimonianza i molti documenti archeologici (Altilia- Isernia-Pietrabbondante-Venafro-Trivento). La complessità della storia ha attraversato questa splendida terra con i lasciti di varie civiltà. Dal periodo longobardo, durato due secoli, emergono per splendore le vestigia di quella che fu la grande abbazia di S. Vincenzo, importante centro culturale che sorgeva, con le sue otto chiese, nella quiete della valle del Volturno. Un tremendo massacro, ad opera dei saraceni, pose fine alla vita operosa di circa mille monaci. Alla distruzione sopravvisse la cappella cripta dell’abate Epifanio, tangibile e raffinata testimonianza della lunga presenza dei Benedettini in terra molisana (703-1450). Dal secolo XIII la storia di questa terra si fonde con quella del Regno di Napoli: la fierezza di questo popolo antico contribuì alla libertà portata dai moti del 1799. Le valli, i monti e le colline del paesaggio molisano si sono arricchite, grazie all’opera dei Benedettini, di torri e castelli divenuti punti nodali del sistema difensivo del territorio monastico: i borghi fortificati, sorti nel tempo, configuravano il suggestivo patrimonio architettonico della valle del Volturno. Dall’alto medioevo fino ad un inoltrato settecento molte furono le cinte murarie, le rocche ed i castelli che ebbero ampliamenti e migliorie, contribuendo così ad arricchire artisticamente la zona. La città ha un centro storico, stretto fra i ripidi pendii che scendono ai fiumi, che è percorso da un solo asse stradale longitudinale mediano, che si biforca nella città moderna. Isernia fu, circa un milione di anni fa, tra le più importanti culle della razza umana. Le prime importanti scoperte riguardano il 1979, quando l’ANSA annunciò il ritrovamento di vasti reperti; subito però ci si accorse della loro imponenza tanto da parlare di Homo Aeserniensis. La scoperta fu d’importanza mondiale, quello d’Isernia era, infatti, uno dei rarissimi esempi conosciuti di insediamento umano con strutture artificiali. Subito furono indetti degli scavi più accurati, i quali portarono alla luce un pavimento di una capanna composto da crani di bisonte ed altre ossa di grandi mammiferi. Furono inoltre adoperate, dagli antichissimi architetti, delle zanne d’elefante come pali per sorreggere la stessa struttura. Furono poi ritrovati vari utensili che mostrarono lo spessore culturale della scoperta, tra questi vi erano ciottoli di pietra e alcuni denti di grossi mammiferi scheggiati. Tuttora l’area denominata “dell’Homo Aeserniensis” è di oltre trentamila metri quadrati, pavimentata da ossa di grossi animali allora molto comuni. Solo nella prima zona di scavi, di circa cinquanta metri quadrati, furono ritrovati, nei primi anni ottanta, migliaia di strumenti in selce ed anche frammenti fossili della fauna di allora. Queste testimonianze hanno dato un grande aiuto agli esperti per comprendere l’alimentazione di quei popoli che doveva essere in grande prevalenza volta all’uso di carni. Nel secondo settore di scavo, infatti, vennero alla luce migliaia di scheletri appartenenti ad animali cacciati e successivamente consumati nelle capanne. L’Homo Aeserniensis, evidentemente, sfruttò le rimanenze dei suoi pasti perché non riusciva a padroneggiare la pietra e la fauna di allora offriva immenso “materiale di costruzione”. Non bisogna, infatti, meravigliarsi del fatto che allora erano presenti in Molise bisonti, rinoceronti ed addirittura ippopotami. La zona era un luogo ideale, non solo per cacciare, ma anche perché vi scorreva un corso d’acqua che, in seguito a mutamenti climatici, depositò una gran quantità di fanghiglia sulle antiche zone abitate rendendo possibili gli scavi attuali. Vista l’importanza dei ritrovamenti nella stessa Isernia è stato allestito un museo.
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