Incerta è l’origine della città di cui si comincia ad avere notizie sicure a partire dalla dominazione longobarda. Termoli faceva parte del Ducato di Benevento (sec. VI) ed era capoluogo di una delle 34 contee in cui esso fu suddiviso. In questo periodo assunse sempre maggiore importanza: nell’VIII secolo diviene diocesi. Con la dominazione normanna, Termoli arrivò ad essere capoluogo della contea di Loritello e residenza abituale del duca Roberto II. Durante il periodo svevo (1194-1266) la città è incorporata nel demanio regio, è porto commerciale e luogo d’imbarco per le Crociate. In questo periodo si ha una prima distruzione ad opera dei Veneziani, alleati di papa Gregorio IX contro Federico II, che nel 1240, la saccheggiano e demoliscono le fortificazioni. L’anno seguente la città viene restaurata da Federico II che ridefinisce il sistema delle fortificazioni e costruisce il castello nel 1247. Nello stesso secolo si completa, poi, la costruzione del Duomo. Verso la fine del dominio svevo, o immediatamente dopo, la città riprende una propria autonomia e diviene Ducato sotto Bartolomeo di Capua dei conti di Altavilla; da allora si succederanno diversi feudatari, la cui alternanza sarà legata alle vicende politiche del Regno delle Due Sicilie. Nei secoli seguenti Termoli è colpita da diverse calamità che incidono pesantemente sul tessuto edilizio: nel 1456 un terremoto la distrugge in gran parte; ancora un assalto dei Veneziani nel 1484 le arrecò nuovi danni; infine nel 1566 i turchi saccheggiarono e incendiarono l’intero Borgo Antico. Dopo l’incursione turca la popolazione abbandona la città, la sede vescovile è trasferita a Guglionesi e inizia un declino che durerà per tutto il XVII secolo. In quegli anni del porto si perde ogni traccia, così come scompare parte del tessuto edilizio medioevale. A testimonianza dell’antica città rimangono solo il Castello e il Duomo, mentre un’edilizia povera si inserisce via via negli spazi interni alle mura, seguendo probabilmente l’antico tracciato viario medioevale. È solo alla fine del ‘600 che si ha nuovamente qualche intervento architettonico significativo: si costruisce il nuovo Episcopio accanto alla Cattedrale dotandolo di una torre di difesa; alla metà del ‘600 si costruisce il seminario che verrà trasformato, successivamente, prima in caserma e poi in carcere. Dopo l’unità d’Italia si amplia notevolmente il Borgo Nuovo con conseguente e progressivo abbandono del Borgo Vecchio. In questi stessi anni si riprende l’idea di ricostruire il porto, progetto già studiato da Carlo Afan de Rivera sotto i Borboni; la costruzione tuttavia sarà avviata solo nel 1910. La bonifica delle coste, iniziata nel 1921, favorisce il processo d’espansione all’esterno del Borgo Antico tant’è che, nel 1931, abitano nella parte medioevale della città meno di un terzo degli abitanti. Successivamente, per l’espansione continua della città e gli interventi di sostituzione sul tessuto ottocentesco, tutti gli elementi direzionali finiranno con il trasferirsi, con il nucleo urbano, fuori dalle mura; solo di recente il Borgo Antico ha cominciato a riprendere un ruolo d’importanza rispetto alla città moderna, grazie alla rivalutazione a fini residenziali e culturali dei centri storici.
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