Questa chiesa fu edificata intorno all'anno Mille. Della primitiva chiesa nulla rimane, se non due capitelli con figure di serpenti, le cui teste confluiscono in tre spigoli. Di certo aveva un altro titolo, infatti quello del Salvatore risale al 1550, allorché la badia di S. Sofia di Benevento, proprietaria di Toro, fu affidata non più ai benedettini ma ai Canonici del SS. Salvatore. Nel corso degli anni ha subito molte vicende edilizie molte delle quali seguirono ai terremoti del 1456 e del 1688. Appena sei anni dopo quest’ultimo disastro i toresi provvedono alla ricostruzione per la spesa di 900 ducati. II Card. Orsini consacrò la chiesa con un primo rito nel 1696, ed un secondo nel 1709 perchè un fulmine aveva arrecato ingenti danni alla struttura. La chiesa settecentesca era di tre navate. Le laterali avevano il soffitto a cassettoni, quella centrale una intempiata. Quattro colonne e quattro pilastroni suddividevano gli ambienti. Sotto il pavimento vi erano sei celle per le sepolture: clero, uomini (2), donne, bambini, forestieri . La chiesa settecentesca era più corta dell’attuale, priva dei cappelloni laterali, ma con tesori d’arte che ormai sono andati distrutti. Nel 1694 era chiesa ricettizia, con 4 sacerdoti e due chierici che insieme all’arciprete avevano in comune la cura delle anime e dividevano in parti uguali le entrate. Queste erano costituite da 700 ducati annui per: decime, affitti di terre, interessi su prestiti, legati per messe, contributi vari. Il sisma del 1805 rase al suolo la chiesa. La ricostruzione fu portata a termine nel 1828, ma del solo rustico, senza gli intonaci. La cupola si eleva davanti la navata centrale per 15 metri. Nel 1885 fu rifatta la scalinata. Il campanile fu terminato nel 1893. Il sisma del 1913 fece leggeri danni, ma si dove tenere la chiesa chiusa per due anni per lavori di restauro. Nel 1997 è stato realizzato un restauro.
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